Il seme della rivoluzione, gettato da Hitler nella birreria di Monaco e fecondato dal clamoroso favorevole processo al leader nazista (accusato di avere attentato alla repubblica, rea, secondo le sue accuse infuocate, di avere accettato l'ignominioso diktat di Versailles) comincia a germogliare.
Chi può spendere preferisce ai quadri i nuovi prodotti dell'industria: auto, motociclette, pellicce, simbolo di benessere in una società in trasformazione.
Hess si vede costretto a dare ad un mercante quasi tutta la sua produzione recente per diecimila marchi accettandone il pagamento a rate di duecentocinquanta.
Prima di recarsi a Oeynhausen, dove era stato chiamato ad affrescare le terme, lascia a persone fidate diversi quadri non ancora pronti per l'esposizione.
Alla sorella a Messina scrive: "...prima o dopo i miei quadri avranno una giusta valutazione specialmente dopo la mia morte".
Gli affreschi alle nuove terme (figure femminili, mitologiche e nature morte) lo impegnano perchè deve adottare una tecnica particolare per i colori a base di cera resistenti ai vapori solforosi dell'acqua. Durante l'esecuzione dei lavori viene inviato dal rettore del ginnasio a tenere delle conferenze sulla tecnica e sulla storia dell'affresco.
Al ritorno a Monaco prende parte ad una collettiva insieme con Günter Grassman, Ludwig Wenninger, Karl Schaefer, Adolf Hartmann, Wolf Panizza, Oskar Zeh, ed espone due grandi tele dipinte a Messina: "Marinai" del '30, che viene venduta per mille e cento marchi, e "Nettuno" del '27.
Il 1930 è un anno di attività febbrile anche perchè le vicende politiche si riflettono violentemente nel mondo artistico. Durante un convegno in un circolo culturale di Monaco si accende una disputa tra i sostenitori delle varie correnti pittoriche e due aderenti alla "Juryfreie" vengono percossi a sangue. Hess è coinvolto nella vicenda che viene strumentalizzata politicamente e deve testimoniare in tribunale.
Ha bisogno di riflettere, di riordinare le idee.
La Sicilia è nuovamente la sua meta e questa volta l'artista riesce a visitare Palermo (si ferma vari giorni all'aspra) (Renato Guttuso, allora giovanissimo lo ricorda mentre dipingeva sulla spiaggia) e Selinunte. Ritorna presto in Germania perchè sono imminenti le mostre collettive di autunno a Berlino, a Dresda e subito dopo in Svizzera e a Monaco. La critica di alcuni giornali svizzeri è severa, favorevole invece quella tedesca. Sul "Münchener Noeste", Konrad Weiss scrive: "Nella mostra emerge Hess che si orienta validamente verso nuove esperienze" ed il critico del "Münchener Abendzeitung" così si esprime: "Hess con una esposizione pittoricamente rischiarata è diventato anche più sicuro e plasticamente morbido". Un altro giornale di Monaco dice che Hess attira per un autoritratto dipinto con elasticità e per i quadri suggestivi di paesaggi meridionali osservati dal vero".
Hess deve rimettersi al lavoro per rifare i quadri che durante l'estate (6 giungo) erano rimasti distrutti nell'incendio del "Glaspalast". Per gli artisti della "Juryfreie" che hanno perduto le opere sarà allestita una mostra straordinaria al museo germanico. "Ma la produzione di un anno - scrive il "Münchenerpost" - non può essere sostituita certo in breve tempo come tirata fuori dalla manica".
In attesa, viene allestita una piccola rassegna dove figurano anche le fotografie dei quadri distrutti dall'incendio e la stampa coglie l'occasione per sottolineare la vitalità del gruppo "Juryfreie" "che sa reagire, oltre che alla disgrazia comune, alla malevolenza di certa critica".
Hess è turbato, non ritrova la concentrazione. Parte per Roma che rivede spruzzata di neve. Le sue impressioni sono spiacevoli.