Ha un disperato bisogno di denaro. Si sposta a Zirl, sull'Inn, per eseguire degli affreschi nel palazzo comunale ed accetta tutto il lavoro che gli viene offerto, malgrado i medici gli prescrivano assoluto riposo.
Naturalmente aperto e cordiale, diventa via via sempre più chiuso e schivo: mal sopporta il parlare della gente e il trambusto della città.
Un giorno si reca alla Staatgewebeschule che aveva frequentato da ragazzo e ritrova alle pareti dell'aula magna i suoi lavori dei tempi verdi, pieni di entusiasmo. Prova una dolce emozione mentre gli sfilano nella memoria le tappe del faticoso processo formativo e della sua ricerca artistica che sente adesso giunta alla fine, non perché sia ormai pago: vorrebbe lottare ancora, ma si accorge che la sua vita è legata a un filo.
"La mia unica gioia - scrive nell'ultima lettera pervenuta alla sorella - nasce dalla lettura di poeti greci e da un quarto di vino rosso".
Intorno a lui tutto parla di morte: la notte di Natale, mentre coi parenti alza il calice per il cugino che combatte in Russia, giunge la notizia che una pallottola lo ha ucciso; due figli di Maria Neitzel sono caduti al fronte e molti amici sono morti per le incursioni aeree sulla città.
Lo stordisce la lugubre eco degli scoppi nella valle dell'Inn e lo affascina il disegno di fuoco che fiorisce sul paesaggio surreale e sconvolto. Quando sente fischiare le bombe, Hess si affaccia alla porta del vecchio magazzino, in Haspingerstrasse 3, dove ha trovato riparo. "Sembrava aspettasse qualcuno" ricorda una signora di un palazzo vicino.
Il 23 novembre del '44 durante un bombardamento, Hess va in istrada e vi rimane, trattenuto dalla speranza che si concludano presto i suoi giorni tribolati.
Un'esplosione gli trascina addosso le mura disfatte della casa. Lo ritrovano tra le macerie che respira ancora.
Nell'ospedale di Schwaz, con dolente remoto stupore Hess risente vibrare il suo corpo e il breve sopravvivere gli sembra un dono del destino perché possa fare con minore amarezza un bilancio del tempo vissuto.
Il 26 novembre il suo sguardo si spegne sulle bianche cime delle Alpi.
Quattro anni dopo, quasi a testimoniare che l'arte di Hess non poteva morire con lui, i suoi quadri sono presenti, accanto a quelli di Max Beckmann, Willi Baumeister e altri, all'Exportechau di Monaco che li ha destinati ai mercati d'oltreoceano. La critica, di fronte ai quadri di Hess, con compiaciuta sorpresa scrive: "Dopo tanti anni si rivedono le opere di questo talento coloristico".